Attilio Frosini

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Le ultime sette ore di Attilio Frosini

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Descrizione


Le ultime sette ore di Attilio Frosini per Sentenza del Comando Austriaco FUCILATO in Pistoia la sera del 29 Giugno 1849
Senza Editore 1849
Rarissimo fascicolo dedicato al simbolo del risorgimento pistoiese ATTLIO Frosini sedicenne FUCILATO dagli austriaci. Brossura muta in 16°(15 x 10,5), di pagine 8, frontespizio con elegante cornice tipografica ripresa anche in ultima pagina ove racchiude emblematica affermazione rivoluzionaria  Barbarie Austriache. Ottima copia con minimi segni del tempo per questa davvero rara testimonianza storica dell’oppressione austriaca in terra toscana.
Attilio Frosini
Pistoia 1833 – 1849
Figlio di Agostino e di Annunziata Sassoli, fu uno dei più giovani martiri della guerra  per l’indipendenza italiana.  La sua colpa fu di credere che i soldati austriaci di stanza a Pistoia fossero ungheresi, quindi nemici degli austriaci. Passando di fronte al palazzo residenziale del colonnello austriaco gridò: viva Kossuth!
I soldati austriaci, capito l’equivoco, applaudirono e lo chiamarono tra loro, per poi incatenarlo mani e piedi ed arrestarlo.  Il sottoprefetto di Pistoia, saputa la notizia, chiese la liberazione, affermando che trattavasi di cittadino toscano non soggetto alle leggi austriache. Il giovane fu invece accusato di incitamento alla diserzione, giudicato da un tribunale militare, e condannato a morte. In assenza di Leopoldo II, allora a Napoli, Il sottoprefetto chiese anche aiuto al Ministro dell’Interno Landucci che si occupò del caso, ma inutilmente. Il 29 giugno 1849, pochi giorni dopo l’arresto, alle 9 di sera, la condanna venne eseguita.
Il 2 luglio, da Prato, il colonnello Weiler, la cui bandiera si disse era stata oltraggiata dal Frosini, rendeva noto pubblicamente che a salutare intimidazione dei tristi e ad esempio di tutti, la sentenza era stata eseguita a Pistoia, in mancanza del carnefice, col mezzo della fucilazione.
Il cadavere era stato seppellito a fior di terra, ma un certo Cottini, mosso a pietà, vi aggiunse calcina di nascosto. Dopo il 1860 la salma fu trasferita in luogo sacro. Nel frattempo la madre era morta di dolore e il padre era morto, impazzito, nel manicomio di Bonifazio a Firenze.