Indice dei libri proibiti, Index librorum prohibitorum

Elenco di libri dei quali è vietata la lettura ai Cattolici secondo specifico decreto della Santa Sede. Il primo I. fu pubblicato nel 1557 per volontà di Paolo IV, e la sua pubblicazione è proseguita fino ai giorni nostri, curata dalla Congregazione del Sant’Ufficio. Nel 325, il Concilio di Nicea proibì la lettura delle opere di Ario: è il primo caso di libro all’indice di cui si ha memoria. Fino al XVI secolo, però, le proibizioni di questo genere furono occasionali e spesso più promosse da predicatori locali che favorite ufficialmente dalla chiesa. Celebri i roghi di libri voluti dal Savonarola. Solo con l’avanzare della Riforma la Chiesa ritenne opportuno organizzare ufficialmente una lotta contro i libri anticattolici. Nel primo Index, otre ad autori, titoli, ed opere anonime, si citavano anche gli editori colpevoli di aver pubblicato opere eretiche. La Congregazione dell’Indice fu istituita nel 1571, seguendo le indicazioni del Concilio di Trento del 1562. Il regolamento e la composizione della Congregazione fu rivisto e modificato da papi successivi, fino a Leone XIII nel 1897. Benedetto XV la soppresse nel 1917, trasferendo le sue attribuzioni alla Congregazione del Santo Ufficio. Il diritto canonico contiene leggi che specificano le modalità di condanna dei libri ritenuti dannosi all’integrità della dottrina cattolica. La condanna più solenne è quella fatta con Lettera Apostolica, la condanna minore è quella fatta con la formula del ”donec corrigatur”, che indica che il libro è proibito ai cattolici fino al momento in cui non sarà corretto. La formula ”opera omnia” stabilisce la condanna di tutti gli scritti di un determinato autore. Secondo il diritto canonico classico chi legge un libro proibito, soprattutto se la condanna è avvenuta per Lettera Apostolica, incorre ipso facto nella scomunica, che colpisce anche gli editori degli stessi libri.