Mortillaro Vincenzo

Bibliografo,lessicografo, arabista, editore di giornali cattolici, erudito siciliano (Palermo 1806-1888). Ereditò nel 1842 il titolo di marchese di Villarena. Si dedicò all’ammodernamento della burocrazia del Regno delle Due Sicilie. Fu un amministratore estremamente scrupoloso degli enti di Palermo.
Frequentò le scuole dei gesuiti e per breve tempo vestì anche l’abito sacerdotale, che lasciò per seguire le lezioni di astronomia di Niccolò Cacciatore e Giuseppe Piazzi. Ventenne, scrisse il Compendio storico sulle ultime romane vicende durante la invasione dei francesi e i Cenni su la distrutta Solunto. Dal 1828 al 1833 insegnò arabo all’università di Palermo. Fu tra i fondatori, e  per breve tempo direttore, delle Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia, poi passò alla direzione del Giornale di scienze lettere ed arti per la Sicilia. Nel 1836 ebbe l’incarico di studiare il tabulario  della cattedrale di Palermo e pubblicò il Catalogo ragionato dei diplomi esistenti in quel tabulario, suscitando qualche critica per il metodo adottato. Fu nominato socio di numerose accademie francesi e italiane grazie alla pubblicazione della Guida per Palermo e pei suoi dintorni, che fu anche tradotta in francese,  e del Nuovo Dizionario siciliano italiano.
Fu poi incaricato di riformare il catasto fondiario di Sicilia, e pubblicò i risultati di quel lavoro nel 1854. Le sue idee autonomiste gli costarono l’allontanamento da Palermo per Caltagirone. 
Arruolatosi nella guardia nazionale, fu eletto al Parlamento siciliano, dove, nonostante le sue convinzioni indipendentiste, mantenne posizioni molto moderate, manifestando una concezione paternalistica della politica, convinto anche della necessità del cattolicesimo come religione di stato. Questo atteggiamento fece sì che dopo la restaurazione non subisse persecuzioni, anche in seguito alla sua richiesta di “perdono” per gli eccessi rivoluzionari personali. Definì un delitto politico l’atto che nel 1848 depose la dinastia borbonica.
Continuò perciò ad ottenere incarichi rilevanti, come la direzione delle Finanze e quella dei dazi indiretti.
Dopo l’Unità abbandonò le cariche istituzionali e cominciò a guardare con rimpianto il vecchio regime borbonico, diventando punto di riferimento per i nostalgici borbonici palermitani. Fondò un periodico, il Presente, presto soppresso perché antigovernativo. Entrò in contatto con un certo Giuseppe Badia, fabbricante di cera, che pure  i Borboni avevano a suo tempo condannato a morte come militante garibaldino e che nel 1865 organizzò una sorta di insurrezione pro-Borboni a Palermo. Accusato di cospirazione, il M. trascorse alcuni mesi in carcere.
Nel 1871 pubblicò un nuovo giornale, l’Inaspettato, in difesa del cattolicesimo, che gli valse la benedizione pontificia (da lui espressamente richiesta).
Negli ultimi anni si impegnò nelle file del cattolicesimo più intransigente, candidandosi in liste cattoliche, ma con scarsi successi elettorali. Rimase però acuto osservatore delle vicende palermitane, a cui dedicò scritti che sono fonti preziose per la storia della città in quel periodo. Raccolse personalmente tutti i suoi scritti in 22 volumi di Opere (1843-1888)
Come bibliotecario, in gioventù il M. aveva aspirato inutilmente ad un posto stabile nella biblioteca di Palermo. Pubblicò anche uno studio bibliografico su quella biblioteca, che fu però criticato da Francesco Strano, perché ritenuto troppo approssimativo.  Su argomenti bibliografici tornò spesso, soprattutto con  articoli pubblicati nelle Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia (Lettera sui manoscritti arabi che si trovano in diverse biblioteche di Sicilia) e nel Giornale di scienze lettere ed arti per la Sicilia (Prospetto di una storia letteraria della Sicilia nel secolo XIX).
Tra le importanti cariche governative che gli furono conferite, ci fu anche quella di Deputato per la libreria comunale. Volle pubblicare un catalogo aggiornato degli stampati e della collezione numismatica donati da Monsignor Alfonso Airoldi (Ottavo volume delle Opere). Promosse anche la pubblicazione di un indice topografico e alfabetico della biblioteca del Comune di Palermo, rimasto incompleto per la morte del compilatore Gasparo Rossi. Dopo l’Unità dovette dimettersi anche dalla sovrintendenza alla biblioteca, non solo per i sentimenti politici reazionari, ma anche  perché accusato di eccessiva severità dai dipendenti