Rossi Adamo

Bibliotecario (Petrignano d’Assisi 1821 – Perugia 1891). Nel 1830 entrò nel seminario arcivescovile di Perugia dove fu ordinato sacerdote ed insegnò retorica. Nel 1848 partecipò come cappellano sottomaggiore di una legione civica alla campagna pontificia in Veneto. Nel periodo della Repubblica Romana la sua attiva partecipazione al “circolo popolare” perugino gli costò la sospensione a divinis e il posto di insegnante del Liceo comunale, che aveva ottenuto nel 1847. Solo nel 1857, alla morte di Cesare Massari, medico direttore dell’ospedale psichiatrico, e pure direttore della Biblioteca Augusta dal 1843, gli fu offerto l’incarico di bibliotecario nella stessa biblioteca. mantenne il posto fino al 1886, quando offrì le dimissioni amareggiato per le conseguenze del furto del prezioso codice del De Officiis di Cicerone, codice che fra l’altro lui stesso aveva scoperto e fatto conoscere in un volume con 16 tavole pubblicato a Roma da Vassalli.
Caduto il governo pontificio depose l’abito sacerdotale e insegnò italiano e latino 
Da 1842 aveva cominciato a pubblicare poesie e discorsi d’occasione, poi rivolse il suo interesse allo studio della storia umbra, pubblicando testi che scopriva in biblioteca, tra cui Tre novelle di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca e L’arte tipografica in Umbria durante il secolo XV e la prima metà del XVI.
Per quanto riguarda il furto che gli costò il posto di bibliotecario, l’inchiesta lo scagionò dal sospetto di esserne l’autore, ma mise in luce alcune sue gravi negligenze. L’autore del furto non fu mai scoperto, anche se i sospetti caddero su un bidello che, dopo qualche anno, si costruì una villetta che i perugini chiamarono ironicamente Villa Cicerone.