Le quattro madri. Racconti morali per nozze Perticari – Monti

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Pesaro, 1812

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Descrizione

Romagnoli Sacrati Orintia
Le quattro madri. Racconti morali
Pesaro, Stamperia Gavelli, 1812
Nuptialia in 16° grande (14 x 19);  pagine 74, (2), rarissima prima edizione di questi Racconti morali di argomento edificante per mano di Romagnoli Sacrati Orintia (Orinzia), pubblicati per la prima volta in occasione delle Nozze di Giulio Perticari con Costanza Monti, figlia del poeta. Romagnoli Sacrati Orintia , nacque a Cesena l’11 ottobre 1762 dal marchese Lucio Romagnoli e dalla nobildonna Caterina Leonardi Della Rovere, contessa di Montelabate di Pesaro, secondogenita di sette figli. Giovanissima si unì in matrimonio con il marchese Amedeo Sacrati Giraldi Obizzi trasferendosi a Ferrara, dove animò un salotto letterario in palazzo Sacrati (oggi Prosperi). Mise fine al matrimonio quasi subito, dando scandalo e suscitando disapprovazione tra gli ambienti dell’aristocrazia locale. Nel 1782 entrò a far parte dell’Accademia d’Arcadia assumendo il nome di Fiordaligi Taumanzia. Nel 1807 firmò con il nome arcadico un volumetto di lettere indirizzate a Floriano Caldani, professore di anatomia all’Università di Padova, nel quale difese Venezia dalle parole di disprezzo espresse da François-René de Chateaubriand nella celebre lettera del luglio 1806, in cui indirizzava all’amico Louis Bertin il racconto del suo primo viaggio nella città lagunare, dal quale lasciava trasparire il poco entusiasmo suscitatogli da Venezia; Bertin pubblicò sul Mercure de France la lettera di Chateaubriand scatenando così sui giornali veneziani una reazione immediata contro l’autore francese. Orintia partecipò con entusiasmo alla temperie politica del tempo divenendo fautrice del principio di autodeterminazione dei popoli. In seguito all’iniziativa di Gioacchino Murat, che da Rimini il 30 marzo 1815 proclamò la libertà e l’indipendenza dell’Italia annunciando contemporaneamente una costituzione, Romagnoli tenne in pubblico un discorso solenne nel quale esaltava gli ideali indipendentistici. L’evento le procurò notorietà e ben presto fu riconosciuta come eroina della patria. L’anno successivo si schierò di nuovo a fianco degli insurrezionalisti durante i tumulti di Rimini. Animatrice di salotti culturali, fu in contatto con i maggiori letterati del tempo, tra cui Vincenzo Monti, Leopardi e Aurelio Bertòla de’ Giorgi; ne era testimonianza un copioso carteggio oggi disperso. Morì a Firenze il 22 maggio 1834 e, secondo la testimonianza di una lettera di Freppa all’abate Melchiorre Missirini, sarebbe stata sepolta nel chiostro della chiesa di Santa Croce, dove però oggi della lapide non v’è traccia. Brossura coeva muta. Esemplare grossolanamente rifilato ma ancora marginoso; qualche fioritura, è copia buona.