50° anniversario della morte di Attilio Frosini

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Vincenzo Marraccini, 1899

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Descrizione

Marraccini Vincenzo
Nel 50° Anniversario della morte del concittadino Attilio Frosini fucilato dagli Austriaci nel Forte S. Barbara in Pistoia la sera del 29 Giugno 1849 MEMORIA del Dott. P. Vincenzo Marraccini nuovamente pubblicata per cura della Società dei Veterani pistoiesi
Pistoia, Tipografia Niccolai, 1899
Opuscolo in 16°(18,5 x 12);  pagine 31. Brossura editoriale con autore, titolo, editore e data stampati al piatto superiore.
Attilio Frosini studente del liceo Forteguerri e persona di umili origini, fu vittima delle truppe austriache al tempo delle occupazioni. Pistoia era infatti occupata dal 23 maggio del 1849 da quelle truppe, che dopo gli straordinari avvenimenti italiani di quel biennio in corso, stavano riportando l’ordine nella penisola, restaurando in Toscana la sovranità del Granduca Leopoldo II di Lorena. Erano le otto di sera del 28 giugno 1849 quando il giovane Attilio Frosini, dopo aver fatto una passeggiata nella campagna fuori Porta Lucchese, passò sotto le colonne del Palazzo Vescovile, dove era di stanza un battaglione asburgico; il giovane vide la sentinella che gli sembrava di nazionalità ungherese, e esclamò: “Viva Kossuth”! (politico a capo dell’ala democratico-radicale dei nazionalisti ungheresi, che attuò l’indipendenza dell’Ungheria dall’Impero austriaco durante i moti del 1848). Il soldato finse di condividere quel giovanile entusiasmo per il campione dell’indipendenza dall’Impero e rispose con ugual grido, mentre altri suoi commilitoni uscirono sorridenti dal corpo di guardia del palazzo invitando l’italiano a entrare. A quel punto lo arrestarono; solo allora il giovane pistoiese, amaramente, si accorse di esser caduto in una perfida trappola. Quella che sembrava una semplice “bravata”, infatti, assunse rapidamente toni drammatici: Attilio fu subito sottoposto da un tribunale militare a giudizio sommario, per istigazione alla diserzione dei soldati asburgici, e venne condannato allo strangolamento, pena commutata nella fucilazione, che venne eseguita la sera del giorno dopo alla Fortezza di S. Barbara. La notizia dell’arresto destò sensazione in città: prima che la sproporzionata e crudele condanna avesse corso, nella speranza di salvargli la vita, da varie parti si cercò di farlo scagionare, mentre dopo l’Unità d’Italia la sua figura verrà invece esaltata come quella di un consapevole ed irriducibile patriota. Ottima copia con minimi segni del tempo.