Descrizione
Tondi Innocenza
Canti dell’esule di Innocenza Tondi, proscritta romana, 1860-70
Pescara, Casa Editrice Abruzzese, 1910
Opuscolo in 8°(11 x 24); pagine 33, bel ritratto di Innocenza Ansuini Tondi al controfrontespizio, esemplare intonso. Brossura in carta decorata con titoli a stampa. Ottima copia con minimi segni del tempo.
Innocenza Tondi Ansuini nasce a Viterbo il 15 marzo 1829 da Domenico Ansuini e Orsola Marcucci; la sua è una famiglia benestante in cui riceve un’educazione severa e ispirata alla religione. Legge romanzi e inni patriottici ma riceve la sua vera formazione culturale dopo il matrimonio con Ermenegildo Tondi, più grande di lei di nove anni, con il quale si sposa a poco meno di quattordici anni dopo una fuga da casa. I genitori, contrari al matrimonio, danno tuttavia l’assenso alle nozze per paura dello scandalo ma rompono con lei ogni rapporto fino a diseredarla salvo un successivo riavvicinamento.
I coniugi prendono parte ai tre tentativi della città di Viterbo di affrancarsi dallo Stato pontificio nel 1849, nel 1860 e nel 1867 e insieme a molti altri combattenti sono costretti all’esilio ogni volta che viene restaurato il governo pontificio.
Innocenza condivide le idee politiche del marito e partecipa alle cospirazioni segrete che preparano i moti dell’unità e dell’indipendenza d’Italia; la sua casa è ritrovo di congiurati e perseguitati del paese e della provincia. La Tondi è autrice anche di alcuni versi poi raccolti nel giornale «Fede nuova» e pubblicati a cura della figlia Adele nel 1910 col titolo Canti dell’Esule di Innocenza Tondi, proscritta romana, 1860-1870.
Nel 1860, mentre Ermenegildo e altri esponenti di spicco del partito rivoluzionario sono in esilio, la sua casa torna ad essere centro di cospirazione a cui partecipa concretamente. Organizza inoltre una votazione segreta di annessione della provincia di Viterbo al Regno Sabaudo; è proprio per questa votazione condannata agli arresti domiciliari e all’esilio. Raggiunge perciò ad Orvieto il marito, che milita tra i Cacciatori del Tevere comandati da Masi. Ancora durante il terzo tentativo di indipendenza Innocenza alloggia in casa i volontari e corrisponde con il Comitato garibaldino di insurrezione.
I coniugi sono lontani da Viterbo quando ha inizio la loro rovina economica che raggiunge il culmine con il ritorno in città dei nemici politici di Tondi nominati a governare il comune e la provincia. Ermenegildo trova infatti solo un modesto impiego che non gli permette di mantenere la famiglia che comprende nove figli; nonostante ciò questi ultimi studiano e prendono lezioni dai genitori e da alcuni amici di famiglia sostenendo privatamente gli esami. In seguito alla morte di una delle sue figlie la famiglia si trasferisce a Roma, dove Innocenza muore il 30 marzo 1896 assistita dal marito e dai figli in una piccola casa del quartiere Ludovisi.