Una polemica tra ebanisti nella Livorno di inizio ‘800

Signor Regli pregiatissimo!
Era mia intenzione, per vero dire, serbar silenzio sopra un argomento che mi fruttò giorni tristi;  ma leggendo… più volte che il signor Andrea Gambassini di Livorno si dice autore di un modello in legno del S. Pietro di Roma, mentre non è stato che un socio committente, prego S. V. a pubblicare quanto segue in proposito.
Qualunque sia il merito di quest’opera, devesi però render pubblico che il Gambassini non fu mai né pittore, né scultore, né architetto, né mai varcò la soglia dell’eterna città. Egli è discreto tornitore in legno e in ottone, e tanto le fabbriche Pisane, quanto il San Pietro esposti già a Milano e quindi a Torino, si devono di concetto e di opera al signor Ferdinando Magagnini e a vari altri giovani che li hanno eseguiti dietro i disegni fatti dall’architetto Mercantelli, e ad istanza del signor Giuseppe Bardini, che a meraviglia nel secondo ha dipinto i quadretti, avendo sculte le statue il fu Pietro Berni; perciò son questi e non il Gambassini quelli che fanno onore alla loro patria, a Livorno.
Abbandonata l’impresa del modello di S. Pietro dal Magagnini, sia per promessa di premio e di società dal lato del Gambassini, sia per poca cognizione della fabbrica, fu continuata quest’opera, diretta, rimediata (molti essendone ancora i difetti) dal sottoscritto bastantemente conoscitore del Vaticano ed istruttore del Magagnini stesso fino da Roma, e compiuta nell’aprile del 1838; fatti notissimi alla città di Livorno, ove si eseguiva, ed i cui cittadini più e più volte hanno veduto il sedicente autore occuparsi con indefesso studio intorno alle casse che dovevano racchiuderla…
                          Pietra Santa, li 30 agosto 1840, devotissimo servo Vincenzo Santini
(da: Il Pirata, giornale di letteratura, varietà e teatri; martedì 13 ottobre 1840. Milano, Rusconi editore)

Ferdinando Magagnini (1801-1874), ebanista e architetto livornese, è noto soprattutto pe ril suo importante contributo alla realizzazione del Palazzo de Larderel, sede oggi del tribunale civile. Si formò presso la bottega dell’ebanista Andrea Gambassini, ma seguì anche i corsi di disegno di Pietro Cini e le lezioni di Gaetano Gherardi, insegnante della scuola di Architettura e ornato. Il Gambassini ne comprese le qualità e nel 1830 gli commissionò l’esecuzione di un modella in scala di Piazza San Pietro e del Vaticano, da eseguirsi in legno e avorio. Il Magagnini e i suoi collaboratori si recarono anche a Roma per studiare il progetto dal vero. Il modello era quasi finito nel 1833, quando il Gambassini non solo licenziò il Magagnini, tenendo il plastico, ma lo completò (o lo fece completare) delle poche parti rimaste e lo spacciò per opera sua, esponendolo in vari luoghi e guadagnandosi pure un diploma di merito all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
La polemica sul reale autore del modello divampò rapidamente in città, e comparvero articoli anche su periodici di altre località (Firenze, Milano). Nemmeno la morte dei protagonisti placò il dibattito, dato che nella tomba del Gambassini una scritta lo ricorda come l’autore del modello. Altri personaggi, poi, si inserirono nel dibattito, compreso  Vincenzo Santini da Pietra Santa, che rivendica, nell’articolo riportato sopra, anche con una certa malizia,  un ruolo affatto marginale nell’esecuzione del progetto.
C’è da dire che il licenziamento dal Gambassini in fondo giovò al Magagnini, che ebbe un’ottima carriera e ricevette importanti commissioni dalla famiglia  de Larderel, almeno fino a che non cadde in disgrazia. Morì suicida nel 1874.
Nella polemica si inserì anche il suo amico Niccola Ulacacci, nato in Corsica nel 1805, ma giunto a Livorno poco dopo il 1818. Persona erudita, pittore di professione, ma senza particolari qualità artistiche, tanto da esser definito “più dotto nella storia dell’arte, che pratico nell’eseguirne le bellezze”. Fu amico del Magagnini fin dal 1829, e lo seguì nel viaggio di ispezione a San Pietro.
Il Magagnini  aveva a suo tempo pubblicato un libretto polemico, dal titolo Cose di questo mondo!, per rivendicare la paternità artistica del modello di San Pietro. Una seconda edizione dello stesso, nel 1874, anno della sua morte, vedeva anche l’aggiunta delle parole scritte a suo favore da Ulacacci in un libretto del 1836.
Del modello del San Pietro non è rimasta traccia…

Scheda Bibliografica:

Magagnini Ferdinando, Ulacacci Niccola
Cose di questo mondo ! Seconda Edizione con aggiunte
Livorno, Tip. G. Fabbreschi e C., 1874
In 8°; pagine 51, brossura editoriale verde con titoli stampati entro cornice tipografica alla coperta superiore.

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