Roma liberata

Canto l’armi pietose e il Maresciallo
Che a Pietro confiscò scettro e predella.
Molto a piedi egli oprò, molto a cavallo
Niente sofferse in questa parte o in quella,
Pur fece, ad ogni modo, un grande acquisto
Mandando a spasso il successor di Cristo!

Nel 1877 veniva pubblicato a Salerno un volumetto in 16°, dal titolo Roma liberata, dove l’autore rievocava la recente presa di Roma facendo il verso alla Gerusalemme Liberata. Col Maresciallo Cadorna al posto di Goffredo di Buglione. Dieci canti in 155 pagine, con momenti spassosi, ma anche di satira feroce, che stupisce per l’audacia.
L’autore, Nicola (si firmava però Nicolino) Beniamino Marmo, era un poeta e giornalista nato a San Rufo (Circondario di Sala Consilina) nel 1838. Figlio di Daniele e della nobildonna Teresa Celio da Teggiano, famosa latinista, visse quasi sempre tra San Rufo, dove il cognome Marmo è ancora piuttosto diffuso,  Teggiano, paese della madre, e Salerno.  Molto noto localmente, non abbiamo trovato traccia di lui in qualche storia della letteratura, nemmeno tra i poeti dialettali, ai quali pure appartenne avendo scritto versi in dialetto locale. Per breve tempo fu collaboratore de Il secolo di Milano, ma la città non faceva per lui, che tornò presto a San Rufo e al sole del Meridione. Collaborò a giornali locali satirici e di breve vita, come Il Pomo di Adamo, Il Figaro, Don Paolino.
Sebbene pubblicata nel 1877, l’autore afferma che Roma liberata era già opera scritta pochi mesi dopo i fatti narrati. E c’è da dire che la satira pungente, senza remore o paure di censura, stupisce, soprattutto quando il Marmo si allontana dai fatti narrati per concentrarsi sulla politica del nuovo Stato e sui rapporti col meridione.

Ecco, amici miei, Montecitorio
Covo di camorristi e di falsari

Ministri Deputati e Senatori
Un gregge di corrotti e corruttori.

La censura, che pure colpì altri in maniera inesorabile, non raggiunse mai il pometto del Marmo. Forse gli giovò un tiratura limitata ed una diffusione locale.

In tempi men leggiadri e più feroci
Si appendevano i ladri sulle croci
In tempi men feroci e più leggiadri
Si appuntano le croci in petto ai ladri

Fatto sta che il poeta non ebbe inconvenienti, e morì all’età di soli 66 anni (1904) nella sua San Rufo, dove è celebrato come gloria locale. Apprendiamo però, dalla sua biografia, che alcuni missionari di passaggio dopo la sua morte lessero le sue carte e i suoi appunti, e consigliarono vivamente agli eredi di bruciare tutto per non avere guai.
In edizione originale il volumetto è davvero molto raro. Non deve certo la sua importanza a particolari qualità tipografiche, che sono piuttosto modeste, ma a quel testo, ancora oggi conosciuto, ristampato e citato localmente, in cui l’autore, con una visione dei rapporti tra Nord e Sud molto diversa da quella tramandata dalla retorica risorgimentale, si permetteva di dire, proprio nel momento in cui il nuovo stato si impegnava in campagne militari contro il brigantaggio in meridione:

Hanno spremuto il sangue dalle pietre
E gli onesti son essi, e noi siam ladri
Mazzate sulla schiena e corna in fronte
Questo ci ha fatto il piccolo Piemonte


Scheda bibliografica:
 Marmo Nicolino (Marmo Nicola Beniamino).
Roma Liberata. Poema Satirico-Giocoso
Stabilimento Tipografico Nazionale, Salerno 1877.
Volume in 16°; pagine 155. Prima edizione; brossura editoriale.

 

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